PREGHIERA DELL'AVIATORE

a cura di Alberto Cotrone · 01/03/21

La Preghiera dell'Aviatore è un testo spirituale e simbolico, profondamente radicato nella tradizione dell'aviazione italiana, che riflette il legame tra i piloti e la loro patrona, la Madonna di Loreto.
L’Autore è Vittorio MALPASSUTI (1889-1944), appartenente ad una nobile famiglia del Tortonese in Piemonte. Alla famiglia sono intitolate strade e piazze in Tortona e nel Tortonese. Molto legato a Gabriele D'Annunzio, che fu padrino di suo figlio Alessio.
Scrisse poesie, testi di lavori lirici, sceneggiature per film collaborando con autori quali Carlo Campogalliani, Marcello Marchesi, Mario Mattoli, Gabriele Varriale. Fu protagonista della storia del doppiaggio italiano, dirigendo i lavori italiani della 20th Century Fox.
La Preghiera dell’Aviatore, scritta negli anni Venti, ebbe una rapidissima diffusione.
In alcuni documenti dell’allora Regia Aeronautica si trova notizia di una tiratura di 8000 esemplari da mettere in vendita a 10 centesimi a favore di opere di beneficenza per gli orfani degli aviatori.

Ecco il testo originario:

Dio di Grazia e d'Amore, Dio della Primavera
che doni l'arcobaleno ai nostri cieli,
noi saliamo nella Tua luce,
compagni delle allodole e delle rondini,
per cantare col rombo dei nostri motori la Tua gloria.
Noi siamo uomini, ma saliamo verso di Te
dimentichi del peso della nostra carne,
puri dei nostri peccati e l'azzurro dei Tuoi cieli
ed il sangue delle nostre vene hanno lo stesso colore,
e Tu Dio dacci le ali delle aquile, lo sguardo delle aquile, l'artiglio delle aquile,
per portare, ovunque Tu doni la luce, l'amore, la bandiera, la gloria d'Italia e di Roma.
Fa, nella pace, dei nostri voli il volo più alto.
Fa, nella guerra, della nostra forza, la Tua forza, o Signore,
perché nessun’ombra sfiori la nostra terra e fa,
quando sia l'ora, dei Tuoi cieli la nostra corona.
E sii con noi come noi siamo con Te,
per sempre.

Nel corso degli anni il testo subì alcune trasformazioni.
Una di questa è ricordata da Evaristo RECCARDINI (1914-1939), entrato in Accademia Aeronautica il 4 novembre 1934 quale allievo più giovane del corso Orione e morto per incidente di volo nell’aprile del ’39 a Gorizia. Sua sorella è la madre del Generale Mario ARPINO, (Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e poi della Difesa).
RECCARDINI in una lettera del 19 gennaio 1935 raccontava alla famiglia il giuramento del corso Orione: "stamane sveglia alle 5,30. Fino alle 8 studio. Alle 8 ci siamo messi in divisa da uscita con cinturone e moschetto ed abbiamo iniziato la prova della cerimonia. In questo momento mi fu consegnata una nuova versione della preghiera che dovevo leggere. Ciò mi contrariò perché ormai conoscevo l’altra e ne sapevo la cadenza. La prova ebbe luogo: molto bene. Poco dopo si seppe che alla cerimonia avrebbe presenziato Mussolini, giunto in volo a Capua per la sua prima visita all’Accademia, e che sarebbe stato addirittura padrino del corso Orione.
Io stavo col capo-corso vicino al Comandante. Fu in questo minuto che un tenente si precipitò a portarmi una nuova preghiera corretta dal Duce stesso, secondo il suo modo di vedere. Ebbi appena il tempo di darle una letta che già i tre squilli regolamentari ci facevano scattare sull’attenti. […] Avvenuta la consegna [del gagliardetto al capo-corso da parte di Mussolini] toccava a me iniziare la lettura della preghiera dell’aviatore. Questo fu per me un momento terribile. Secondo quanto il Colonnello aveva stabilito nelle prove io dovevo attendere da lui il segnale della lettura. Fu così che mentre io cercavo lo sguardo del Colonnello incontrai lo sguardo imperioso del Duce che con gesto risoluto mi fece cenno di iniziare.
Quello sguardo, miei carissimi, ebbe l’effetto di incenerirmi per un istante. Sentii il sangue defluire dal cuore: ma per poco, quello sguardo magnetico mi tolse ben presto ogni timore; mi sentii un leone, e con voce potente iniziai la preghiera.
No, il Duce mi fece cenno di fermarmi: non così, verso di Lui, ma verso i miei compagni dovevo rivolgermi. Automaticamente, soggiogato da quello sguardo feci un quarto di giro, e, atteso il comando del presentat-arm, ricominciai: forte e molto bene (ebbi poi le congratulazioni vivissime dei superiori e dai miei compagni). Dissi così":

Dio di potenza e di gloria
che doni l’arcobaleno ai nostri cieli
noi saliamo nella Tua luce
per cantar col rombo dei nostri motori
la nostra passione.
Noi siamo uomini ma saliamo verso di Te
dimentichi del peso della nostra carne.
Tu, Dio, dacci le ali delle aquile,
lo sguardo delle aquile, l’artiglio delle aquile,
per portare ovunque Tu doni la luce
la bandiera, la vittoria, la gloria d’Italia e di Roma.
Fa’ nella pace dei nostri voli il volo più ardito;
fa’ nella guerra della nostra forza la Tua forza, o Signore,
perché nessuna ombra sfiori la nostra terra,
e sii con noi, come noi siamo con Te.

Il testo ufficiale, attualmente utilizzato, è stato modificato dopo la seconda guerra mondiale.

Dio di potenza e di gloria,
che doni l'arcobaleno ai nostri cieli,
noi saliamo nella Tua luce per cantare,
con il rombo dei nostri motori,
la Tua gloria e la nostra passione.
Noi siamo uomini, ma saliamo verso di Te,
dimentichi del peso della nostra carne,
purificati dei nostri peccati.
Tu, Dio, dacci le ali delle aquile,
lo sguardo delle aquile, l'artiglio delle aquile,
per portare, ovunque Tu doni la luce,
l'amore, la bandiera, la gloria d'Italia e di Roma.
Fa, nella pace, dei nostri voli il volo più ardito:
fa, nella guerra, della nostra forza la Tua forza, o Signore,
perché nessuna ombra sfiori la nostra terra.
E sii con noi, come noi siamo con Te, per sempre.

Madonna di Loreto - particolare
Madonna di Loreto - particolare


Cadetto dell'Accademia Aeronautica recita la Preghiera dell'Aviatore in occasione del giuramento del suo Corso - tratto dal film "I tre aquilotti" - 1942


Recitata in cerimonie ufficiali dell'Aeronautica Militare italiana, come giuramenti o commemorazioni, la Preghiera dell'Aviatore è anche un momento di riflessione personale per molti piloti, militari e civili. La sua forza sta nella capacità di condensare in poche righe il senso di appartenenza a una comunità, la tensione verso l'alto e il bisogno di protezione divina, rendendola un simbolo duraturo dell'identità aviatoria italiana

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