Sacrario di Bologna: testimonianza della Signora Maria Grazia GAGLIARDI
su segnalazione del Presidente della Sezione di Bologna Renzo Bellan

a cura di Alberto Cotrone · 10/12/22

La Basilica di Santo Stefano è uno dei luoghi più visitati di Bologna. Costituita un tempo da sette chiese, di cui oggi ne rimangono quattro, peraltro nessuna col nome del protomartire, racchiude nel suo complesso diverse piccole cappelle e una chiesetta, difficilmente menzionata anche dalle guide turistiche, dedicata alla Madonna di Loreto.

Madonna di Loreto a Bologna
Madonna di Loreto a Bologna


La chiesa degli Aviatori.
di Maria Grazia GAGLIARDI

La Basilica di Santo Stefano è uno dei luoghi più visitati di Bologna. Costituita un tempo da sette chiese, di cui oggi ne rimangono quattro, peraltro nessuna col nome del protomartire, racchiude nel suo complesso diverse piccole cappelle ed una chiesetta, difficilmente menzionata anche dalle guide turistiche, dedicata alla Madonna di Loreto.
Forse per questa omissione o per il suo scarso valore artistico, forse perché è aperta solo di mattino, accade che quei pochi visitatori che hanno la ventura di entrarvi volgano lo sguardo velocemente alle centinaia di foto di aviatori che ne costellano le pareti, poi escano spesso senza conservarne memoria.
Per me è stato così.
La prima volta che vi misi piede, forse perché ero sola, circondata dagli occhi di tutti quei giovani morti, fui presa dalla grande suggestione del luogo e volli subito saperne di più. Ora so che questa chiesa nacque come sede della Compagnia dei Lombardi, fu trasformata poi in ospedale per poveri e pellegrini e divenne infine chiesa dedicata alla Madonna di Loreto nel lontano 1593. Essendo poi proclamata la Madonna di Loreto Patrona degli aviatori nel secolo scorso, il Cardinal Lercaro la affidò in uso perpetuo all’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Mutilati dell’Aeronautica, che la trasformò così nel Sacrario degli Aviatori caduti di Bologna in qualsiasi epoca, dall’inizio dell’Aviazione. Ecco dunque la ragione di tutte le foto che, dalle pareti, sembrano osservare chi va in visita.
Entro così ancora una volta in questa chiesa e aspetto – ma non devo attendere molto – che l’atmosfera suscitata dai giovani di quei ritratti mi catturi e mi trascini in volo con loro. E li guardo nell’insieme, questi volti seri e sorridenti, con divise diverse, bianche o azzurre o verdi, talvolta con abiti civili. Guardo i berretti e le bustine che portano e mi sembra quasi di vedere vecchi film e attori in veste di eroi in primo piano; solo che, questi giovani morti, eroi lo sono stati veramente, vista la profusione di medaglie d’oro, argento e bronzo e croci di guerra che portano, e molte penso conferite mentre erano ancora in vita. Il colloquio con loro mi viene spontaneo.
Vi guardo, mi avvicino per osservarvi ad uno ad uno e il primo che mi colpisce sei tu, sergente maggiore pilota Mario Micheloni, con il casco morbido di pelle e su di esso gli occhialoni che si usavano con i primi aerei, tu sorridente e bellissimo con quegli occhi canzonatori, morto nel 1945 a 24 anni appena compiuti, quante ragazze avrai fatto innamorare? Io per te avrei sicuramente perso la testa. Guardo te, serissimo Tenente Pilota in uniforme bianca Giordano Loprieno, medaglia d’argento, caduto nel 1939: tu sei uno da fidanzata unica, chissà se la tua lei avrà pianto tanto o si sarà consolata presto. Tu, medaglia d’oro Capitano Loris Bulgarelli, deceduto nel 1940 a 31 anni: io ti immagino come padre di famiglia, coi bambini orgogliosi del loro papà che vola punto. Tu, primo aviere Gaetano Castellini, bel giovane con la bustina “sulle 23” e a meno di 23 anni scomparso nel 1937, avrai lasciato sicuramente una madre inconsolabile come tante altre, perché la perdita di un figlio è il più grande dolore che possa colpire una donna. E tu, Capitano Giovannangelo Bezzi, medaglio di bronzo, disperso nel cielo dell’atlantico nel 1941, tu Capitano Aurelio Piccolo, con la divisa dell’Esercito, che hai volato con Francesco Baracca, e sei sopravvissuto alla I Guerra Mondiale, che storie avete avuto? Tu Maggiore Amedeo Parmeggiani, trucidato con 12 compagni in Congo nel 1961, mentre eravate in missione di pace per l’ONU; tu, 1° Aviere Giulio Vecchi…
Vorrei nominarvi tutti, per ognuno di voi immaginare una storia, quasi per farvi rivivere un momento ancora. Invece non posso, e non riesco nemmeno a distinguere le foto di quello di voi che stanno più in alto. Ma non importa: vi ho tutti nel mio cuore, e spero che queste righe servano a farvi amare e ricordare da altri che, come me, non vi hanno mai conosciuto; spero anche turisti meno frettolosi del complesso ecclesiale di Santo Stefano provino la mia stessa emozione.
“Beato chi muore giovane perché è caro agli Dei” recita più o meno un detto antico. Ed io mi permetto di aggiungere: “Ancora più beato, chi va dal cielo direttamente al Regno dei Cieli”.

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