LETTERA APERTA ALLA sig.ra LITTIZZETTO
Lettera aperta del Presidente Nazionale ANFCMA, Gen. S.A. (in congedo) Tiziano Tosi, alla sig.ra Littizzetto, quale reazione alle espressioni discutibili e gravemente offensive esternate da quest'ultima verso i militari italiani.

a cura di Alberto Cotrone · 25/03/25

Roma, 25 marzo 2025

sig.ra (1) Littizzetto, sono il Presidente Nazionale dell’Associazione delle Famiglie dei Caduti e dei Mutilati dell’Aeronautica ed ammetto che non seguo molto le trasmissioni televisive di un certo tipo ed è per questo che solo in ritardo ho avuto notizia delle sue espressioni di ... “comico apprezzamento” verso i militari italiani.

Posso capire che certe espressioni ed una miserevole comicità possano richiamare tanti poveri di spirito e far aumentare così gli indici di ascolto, però chiedo: perché infangare così gratuitamente una certa sacralità.
Dicendo che i soldati italiani “fanno cagarissimo” e sono bravi solo a giocare perdendo tempo, lei ha violentato nell’animo ed infangato i sentimenti più profondi di tutte quelle vedove, quei genitori, quei figli che nel proprio intimo piangono la scomparsa di propri cari in divisa, caduti in servizio per mantenere fede con onore ad un sacro giuramento prestato e la cui sacralità, evidentemente, non è proprio nelle sue corde e nel suo orizzonte.

Negli archivi dell’associazione che presiedo e che è stata fondata nel lontano 1937 per dare aiuto e supporto alle famiglie dei caduti, sono custodite più di 12.000 (sì ha letto bene: dodicimila) cartelle di persone decedute o mutilate mentre compivano il proprio dovere; su molte di quelle cartelle c’è una terribile annotazione da brivido: disperso. Significa che i genitori, le vedove, i figli di quei poveri militari non hanno nemmeno la consolazione di un luogo dove ricordare e piangere i propri cari.
Ed io le parlo dei caduti di una Forza Armata piccola, quale è l’Aeronautica Militare; pensi solo un attimo a quanti ragazzi sono morti negli anni vestendo l’uniforme di una delle Forze Armate Italiane e su tutti lei è riuscita a stendere quello sprezzante velo di “cacca”.
Io vorrei proprio vederla a trovare la sfrontatezza di dire in faccia ad una vedova o ad un figlio o ad una mamma che il loro marito, papà e figlio ha fatto “cagarissimo”.

E’ facile sparare una battuta così vergognosa da dietro una telecamera ed un microfono, senza confronto e nella cuccia miserevole e complice di un accondiscendente studio televisivo.
Se è convinta di ciò che afferma, tiri fuori quelle palle che mi dicono lei invochi tanto spesso in altri, ed abbia il coraggio di ripetere ciò che ha detto davanti alla bara ed in faccia ai familiari del prossimo militare che cadrà (Dio non voglia, ma purtroppo statisticamente accadrà) in ​una missione di pace in un paese lontano ed inospitale.
Le posso garantire che, purtroppo, tante volte io ho dovuto incrociare lo sguardo perduto nel nulla di quei parenti, troppe volte ho sentito la bruciante impotenza di non riuscire ad alleviare quella pena e quando è successo anche a me non c’è stato nulla che mi abbia aiutato.

Venga a dire in faccia a me ed ai Soci dell’ Associazione quello che lei pensa di noi militari e le assicuro che se ne andrà “carica di meraviglia”.
Oppure venga ad una delle cerimonie religiose e militari nelle quali noi parenti e noi militari ricordiamo ed onoriamo i nostri caduti e capirà quanto amore e quanta ammirazione c’è verso chi ha avuto il coraggio della sofferenza e del sacrificio per un ideale e per dei valori che da soli riempiono un’intera esistenza.
Venga, la invito ed allora vedrà che il suo “cagarissimo” diventerà, per lei, un enorme e pesante mantello di vergogna.
Ma se non vuol fare tutto questo, abbia almeno il coraggio di chiedere scusa ammettendo di aver detto una ciclopica bestialità.

Ed in tutto questo, come vede, non ho nemmeno sfiorato l’argomento della validità professionale, della competenza, della lealtà e della dedizione per cui tutti i nostri militari, non nel teatrino della NOVE ma sulla scena dei teatri operativi del mondo, ricevono ogni giorno testimonianza da chi, militari e civili, li apprezza e li rispetta per quello che fanno.
Fra persone educate, lasciandosi, ci si saluta, io lo farò quando lei troverà quel coraggio che le ho invocato.

Il Presidente Nazionale ANFCMA
Gen. S.A. (in congedo) Tiziano Tosi

(1) preciso che “sig.ra” non è appellativo di riguardo ma semplice riferimento all’essere lei registrata in anagrafe come individuo di sesso femminile che ha abbondantemente superato l’età sinodale.

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